12-12-2008

 

Tradução para português                     

 

Informazione sul regno del Congo di Fra Raimondo da Dicomano  (1798)

 

INFORMAZIONE

 

Presentata all’Ill.mo, e Eccll.mo Signore Don Michele Antonio de Melo, Governatore, e Capitano Generale dell’Regno d’Angola, per F. Raimondo da Dicomano, Missonario Capuccino Italiano, della Provincia di Toscana; nella quale descrive tutto ciò, che vedde, operò, nel i tre anni, che stette Missionando nell Congo, sopra i costumi, le opinioni Religiose, e politiche delle Nazioni de’Neri dell’Africa Occidentale, confinanti con li Stati di Sua Maestà Fedelissima, ò che gli sono tributarie, e che abitano al Nord della Città di S. Paolo dell’Assunzione.

Ill.mo e Eccll.mo Signore,

 

Per soddisfare alla richiesta, che V.a Eccll.ª mi fece di darle per scritto notizia di ciò che veddi, e potei sapere nel corso dei tre anni, che occupai benché indegnamente il posto di Missonario nel Regno del Congo, non solo per quello, che appartiene all’attuale Religione di quei popoli, come ancora del suo Governo, e Costumi, esporrò in questa relazione tutto quello, che veddi, e di che presentemente mi ricordo, dispensandomi di narrare a V.a Eccll.ª molte cose, che si raccontano, delle quali non ne hò una maggior certezza. Per rendere poi questa relazione più intelligibile, che possa essere, la dividerò in diversi paragrafi, e gl’aggiungerò alcune note per spiegare alcuni nomi, e termini propri del Paese.

 

§ 1.° Quale sia l’attuale Religione nel Congo

 

Contano gli Storici, che ne’tempi passati fiorì nel Congo la Religione Cattolica, Sua Maestà Fedelissima, il Rè D. Jovani Secondo di Portogallo di felice memoria, fu il primo, che la introdusse in quell’vasto Regno mandando Missonari d’Europa, i quali arrivati al fiume Zaire disimbarcarono nel Principato di Sogno, e di la passarono per il Congo, e questo fu nel anno del 1492. Alfonso figlio di D. Jovanni il primo Rè di Congo, che ricevè il Battesimo diede moltissime prove del suo grande zelo, e amore per la Religione, e per la propagazione del Evangelo di Gesù Cristo, subito che ebbe ricevuto il Battesimo, e che fu istruito delle verità della Religione mandò à distruggere l’idoli, esiliò gli Strigoni, e Fatucchieri, e proibì tutte le superstizioni, e arrivò tant’oltre il suo zelo, che sotterrò viva sua Madre per non vuolere abbandonare l’idolatria.

Andava egli per se medesimo istruendo i suoi popoli nelle verità le più importanti della Cristiana Religione, e aiutò di sorte i Missonari, che in poco tempo tutto quell’grande Regno divenne Cristiano, ma oggi giorno le cose mutarono totalmente di faccia, perché la Religione, che ora si trova nell’Congo altro non è che una pura apparenza, e solamente si discopre alcun vestigio di Cristianità, e Religione.

Questi popoli conservano ancora l’idea, che esiste un Dio omnipotente, Creatore del cielo, e delle terre, Giudice de vivi e de morti, che premia i buoni e gastiga i cattivi, ma quest’idea, che ancora gli resta è molto confusa e superficiale. Si trovano alcuni, che invocano, e chiamano Zambianbungo, Dio, ma in verità non sanno quello, che significa questa parola. Con tutto ciò  conoscono, che Iddio è una grande cosa, e lo temono, e si confirmano in questo suo pensiero per quello che sentono dire dai vecchi e perchè esistano ancora alcuni avanzi di chiese, e cimiteri, e per vedere passare alcuna volta i Missonari.

Eglino stimano, e bramano di essere Cristiani, e si riputano onorati più di quelli, che non lo sono, che per disprezzo chiamano Gentili, ma vuogliono (Página 2) il Battesimo di Cristiani. E per verità si riempie di tenerezza un Missonario nel passare per le sue Banze [1] in veddere quella grande moltitudine di  popolo correre in folla a presentare i suoi figli al Padre perche gli Battezzi, e chiedere ad alta voce anamungoa [2] Battesimo; fanno intenerire le viscere, e molte volte piangere in vedergli gettarsi per terra alzare le mani al cielo per l’allegrezza che provano in vedere il Missonario, e chiedergli la benedizione. Ma se il Padre Missonario gli chiama amorosamente à se per insegnarli la dottrina Cristiana, e istruirli ne Santi misteri della nostra Santa Religione, perché sapiano quello, che anno da credere, sperare e operare per vivere da buoni Cristiani, non vogliono udire ne li vuogliono acceptare, e se il Padre Missonario ricusa di Battezzarli, perché non sanno ne vuogliono apprendere la dottrina, tutto il suo grande amore, e benevolenza che gli dimostravano sì cangia tosto in furore, e il Padre con tutta la sua gente si trova in grande pericolo di essere assassinato, e perdere la sua vita; pensando eglino che il Padre fa poca stima di loro e che gli disprezza e si stimano affrontati e disonorati.

 

 

(1) BANZA. Banza è una quantità di cappanne unite, dove abita un popolo governato per un Signore titolato, come Infante, Duca, Principe, Marcheze, e queste le fanno ordinariamente ò vicino ai fiumi, ò di qualche lago e dove ha acqua, e sempre sono fabbricate dentro de boschi, e non gli lasciano che un piccolo e molto stretto viottolo per causa dei nemici del Congo. Sono molte e alcune sono grandi, fino a dugento e più cappanne. Questi Signori titolari sono la medesima cosa che qui in Angola i Dembi. Questi anno sotto la sua protezione altri popoli meno numerosi, che chiamano Libatte, perché sono governate per un Signore Infante non titolato, e che ha poca gente, e queste Libatte averanno in circa quaranta fino a cinquanta poco più ò poco meno cappanne, e questi corrispondono ai Sova di Angola.

(2) Il termine Anamungoa in questo sentimento vuol significare sale benedetto, o sale del Signore, perché nella loro lingua mungoa è sale, e quando chiedono anamungoa intendono di chiedere il battesimo, e pensano che per essere battezzati basti il sale, e se il Padre non sta attento quando battezza, tosto che gli da il sale fuggono, e non aspettano che il Padre finisca di battezzarli.

 

 

Hanno eglino persuasi, che Sua Maestà Fedelissima gli manda, e loro chiedono missonari  solamente per battizzare, e seppellire i suoi morti nella Città di S. Salvatore, Capitale del Regno [3] e per presentarsi essi medesimi al Missonario, come uno che si confessa, senza sapere quello che fanno. Quando anno ottenuto il battesimo fanno molta festa e allegria, spariscono senza più tornare nella presenza del Padre.

(Página 3) Del Sacramento della Cresima non se ne ricordano più perchè passò molto tempo, che non lo veddero amministrare, e non sanno nulla della dottrina christiana, ne la vuogliono imparare.

Del Sacramento dell’Eucaristia gli resta ancora qualche idea, perche sanno, e credono, che nell’Ostia Consacrata sta Amoana Zambi ambungo - il Figlio di Dio Gesù Cristo; ma nessuno chiede di comunicarsi, ne si dispongono per ricevere questo Sacramento. Solo i grandi Signori molte volte chiedono la Comunione, e la vuogliono per forza, senza prima confessarsi, prepararsi, ne volere lasciare le concubine. La ragione perché fanno questo, io penso sia questa. Sentono raccontare alli vecchi, che quando passavano i Missonari  e dicevano la messa, davano a alcuni la comunione (certamente à quelli, che trovavano capaci dopo di averli confessati ) . Ora si ricordano, che quando i Missonari dicevano la messa davano la Comunione ai Signori, a quelli che erano maritati, e ai più vecchi, ma non si ricordano, che questi sapevano la dottrina, e si confessavano, e poi questo adesso quando il Padre dice la Messa questi tali si vuogliono comunicare senza confessarsi, ne fare questo, che il Padre gli dice, se il Padre gli nega la Comunione si stimano offesi, di sorte che per vendicarsi non anno difficultà, nè scrupolo di dare al Padre maleficio [4] ò feitiço e in questi casi bisogna che il Padre abbia molta prudenza e usi di cautela, e strattagemmi per liberarsi di simili occasioni.

 

 

(3) Dovendosi parlare molte volte della Città di S. Salvatore, capitale del Regno del Congo, non pensi V.a Eccll.a che questa sia una Città come quelle d’Europa; non dubito che anticamente fosse alcuna cosa di buono, per le rovine che esistono. Perché si vedono ancora le pareti della chiesa Cattedrale, che era molto grande e ben fatta. Si vedono li avanzi del Palazzo del Rè, della Regina, del Principe, tutti di pietra quadrata e molto grandi. Si vedono alcuni avanzi della casa e della chiesa de’Gesuiti, del nostro Ospizio e di altre nove chiese tutte di buone pietre e calcina, e tutto fu fatto per i Signori Portughesi: ma presentemente è un bosco di pruni e stipa. Il Palazzo attuale del Rè è una cappanna di paglia, come quella degl’altri neri. Tutte le capanne che a mio tempo si contavano non erano più di venti due, e tutta la gente che abitava nella Città non potevano arrivare a cento persone; questo è quello che compone tutta la Città di S. Salvatore, capitale del Regno del Congo.

 

(4) Maleficio ò feitiço, non è altro che un veleno, e i fattucchieri sonno quelli che conoscono erbe, barbe e animali velenosi, e li preparano, e queste cose secondo la maggiore ò minore quantità ammazzano ò cagionono malattie. Per questa ragione mi diedero maleficio tre volte e stetti molti mesi malato, mi tremava tutto il corpo e fui le carni verdi; e quello che mi giovò in queste malattie furono i vomitori e i purganti che portavo con me, e una volta che stetti quattro giorni senza parlare, una donna vecchia fu che mi medicò.

 

 

Del Sacramento della Penitenza anno ancora l’idea, che questo Sacramento rimette i peccati commessi dopo il Battesimo, e corrono in folla per confessarsi, ma li basta solamente di inginocchiarsi dinanzi al Padre, rispondere alcuna cosa al interprete che gli interroga perché questi lo dica al Padre, ma non sanno niente di dottrina, e se il Padre per mezzo del interprete gli vuole insegnare, ò non rispondono, ò fuggono, perché gli basta di essersi presentati al Missonario, e di avere parlato con l’interprete, e ricevere dal Padre la benedizione. Ricevuta questa si alzano e tutti i suoi parenti, amici lo abbracciano e lo levano per aria saltando per l’allegrezza di essersi confessati.

(Página 4) Del Sacramento dell’Olio Santo anno adesso un‘idea molto cattiva; quando stanno ammalati non vuogliono, che il Padre gli visiti, nè si vuogliono confessare, e non vuogliono per modo alcuno l’Olio Santo. Io sempre stimai che facevano questo perchè ordinariamente quando si da l’Olio Santo a un ammalato muore, e eglino stanno persuasi, che sia l’Olio Santo, che gli fa morire, e il peggio si è, che non gli si può levare questo pregiudizio, perchè non vogliono essere isttruiti, e imparare la dottrina. Io non amministrai questo Sacramento in tre anni, che a una ragazza schiava, che fu ancora l’unica che confessai, perchè gl’avevo fatto insegnare la dottrina, e ammalandosi fui a visitarla, e mi chiese di confessarsi, e dopo confessata gli diedi l’Olio Santo, e morì.

Del Sacramento del Matrimonio anno migliore idea, perchè sanno molto bene, che quando sono maritati con una donna  non possono sposare con altre. Sanno che è un Sacramento della nova legge istituita per Gesù Cristo; ma questo ancora lo sanno superficialmente. Sono stimati per il popolo, e sono rispettati, e con tutto questo puochi si trovano, che vuoglino maritarsi. Io non feci que (sic) dieci ò dodici sposalizzi di schiavi della chiesa, perchè io gli diedi la dote, sposai solo quattro nobili, e o Principe, e i miei antecessori penso, che nè sposarono pochi, perchè io battezzai più di venti cinque milla anime, e i figli nati di matrimonio non furono, che quaranta due. Le ragioni perche non vuogliono maritarsi, e che potei descuoprire, sono le seguenti:

1.º Perchè un uomo, che non ha che una donna sola è sempre povero, non ha che mangiare e non è stimato, perchè tra di loro ha il costume che solo le donne lavorano, e anno da dare da mangiare agli uomini; ora come può fare una donna a lavorare tanto per provedere il vitto per il marito, per se o per i figli?  Ma se un uomo sposa dieci, venti, trenta, e più donne (io conoscevo alcuni che nè avevano fino a ottanta) allora questi diventa ricco e grande signore, perche queste donne si dividono l’anno tra loro, e ciascheduna dà da mangiare al marito in quel tempo che gli tocca, e il marito è obligato in quel tempo di dormire con quella donna che gli dà da mangiare, per questo tutte procurano di trattar bene il suo marito, e egli se la passa.

2.° Sposandosi in matrimonio il padre deve dare la dote alla figlia e maritandosi al suo costume, lo sposo deve dare la dote al padre della ragazza.

3.º Perchè sposandosi in Matrimonio la sposa ò sia buona ò cattiva, bisogna che il marito abbia pazienza, e tenerla, e non la puode restituire al Padre, e essi vuogliono essere liberi, perchè secondo il suo costume, se la donna è cattiva, e non vuole lavorare, e trattare del marito, e de figlioli, l’uomo ha restituisce al Padre, e si fà restituire la dote.

4.º Perchè siccome i nepoti sono gli eredi degli zii [5], gli tocca per eredità ancora le donne di suo zio, [Página 5] e le debbono trattare come sue, e dormire con loro in quei tempi, che gli tocca, e il Matrimonio glielo proibisce; se il nipote non vuole congiungersi con le donne di suo zio, allora queste restano in libertà di potere scegliere un altro nipote e parente, e questo allora è l’erede.

Queste sono le ragioni, che io potei sapere, perchè non vuogliono maritarsi; ma io dubito, che abbiano altre ragioni e superstizioni, che non pervennero a mia notizia, ma sia come si voglia è certo, che ò siano maritati ò no, sempre prendono molte donne, e se mi è permesso dire sopra questo punto il mio parere, dico, che sempre ebbero questo costume, e che non è possibile farglielo lasciare, perchè non solamente si trova nel Congo e nelle provincie dove io passai, ma è generale a tutti i neri. Que questi neri del Congo, e Angola vivano con una sola donna mi pare non essere possibile capacitarli: i medesimi schiavi, che sono i più poveri, non si contentano di una, e ne anno tre, quattro, e più ancora. Io posso dare ancora altra ragione, e è perchè là vendono più uomini che donne, e le donne quando arrivano agl’anni della descrizione, sono come gl’animali, non si vogliono contenere e non vuogliono sperare, subito vanno procurando alcuno, che le voglia, anzi le medesime madri per ricever la dote subito, che conoscano che si va avvicinando il tempo gli vanno procurando un uomo sia come si voglia, e molte volte non sperano che il tempo arrivi.

 

 

(5) I Nipoti, che sono gl’eredi, non sono i figliuoli dei fratelli, ma delle sorelle, exempli gratia: Pietro, Paulo e Antonia sono fratelli; ora gl’eredi di Pietro e Paolo sono i figli d’Antonia, e i figli di Pietro e Paolo sono eredi de fratelli delle sue madri; ma bisogna avertire, che se Antonia non ha figliuoli, allora i figliuoli di Pietro e Paolo sono l’eredi de’suoi Padri, come nell’Europa. Questi nipoti sono obligati a pagare i debiti degli zii e i suoi debiti e muccani, e ha essere impegnati, e ancora venduti se non anno con che pagare.

 

Del Precetto di santificare le feste non vuogliono udirne parlare, perchè per loro tutti i giorni sono i medesimi; mai si vedono alla chiesa per udire la messa, solo li resta il costume nella Città di S. Salvatore di cantare le Litanie della Madonna, perchè vivono ancora alcuni Maestri vecchi, e una donna vecchia, che gli paga, e se il Padre Missonario và alla chiesa per dire la messa, recitare l’atti de fede, speranza, e carità, e insegnare la dottrina per mezzo de suoi interpreti, nessuno viene, e non gl’importa che il Padre gli chiami, e gli sgridi; e questo cattivo costume non solo si trova nei popoli del Congo, ma è comune a tutti i neri di questa conquista, e ancora dell’altri.

Nel Congo ha un’Ordine militare de Cavaglieri di Cristo, che glielo concederono i Rè di Portogallo. Il Rè de Congo non puode creare un Cavagliere, ne questo prendere Croce senza un Padre, che gliela dia; questi Cavaglieri non anno Commende, e solo consiste nel essere considerati Nobili e di avere il privilegio di potere mettere molte croci fatte di ritagli di panno di diversi colori nel ferraiolo ò in quel panno di paglia con che ordinariamente si coprono, ma essi amplificano questo privilegio, e mettono di queste croci nel ombrello di sole, nelle porte delle case, e il Rè le mette ancora nella seggiola dove siede, e senza vergogna vi siede sopra, le donne di questi cavaglieri fanno il medesimo degl’uomini, mettendo molte croci ne suoi panni.

(Página 6) Gli resta ancora un altro vestigio di Religione nel seppellire i morti nobili nelle chiese di S. Salvadore (cioè in quei luoghi aonde furono una volta le chiese), ancorche stiano lontani, e che abbiano a camminare molti giorni. E non gli portano se non quando stà un Padre, e che non tengono inimici per la strada; ò almeno quando possono adunare bastante gente armata per difendersi, e per questo è che molte volte si seppelliscono defunti, che già erano morti di otto, dieci, e più anni. Quando muore un nobile subito lo mettono in una stanza, e gli fanno molto fuoco all’intorno e tutti i giorni la mattina e la sera, lo fasciano con un panno, e lo spremono puoco a puoco per fargli escire tutte quelle umidità che anno, e in pochi giorni sosta secco, e solo con la pelle e l’ossa; allora lo mettono in una cassa a un canto della casa, e lo ricoprono di sassi, e si lo conservano, fin tanto che lo possano portare a seppellire nella Città di S. Salvatore.

Quando arrivano con il morto nel Congo lo portano in una piazza molto grande, che stà avanti la catedrale; fanno alli molta festa tra i parenti, e la gente che lo vennero accompagnare; saltano, ballano, cantano canzoni al suo costume, bevono in quel giorno molto vino di palma ò garapa [6], e quando stanno stracchi vanno a chiamare il Padre per fargli l’esequie, e accompagnarlo in quel luogo dove lo vuogliono seppellire, e cosi ubriachi ritornano per le sue case. Molte volte quando il morto stà nella fossa avanti di buttargli la terra, gli buttano sopra il corpo del vino di palma; ma mai seppi il perchè, se lo facevano per superstizione ò se lo facevano per ubriacare il morto dopo di stare essi ubriachi, e in queste occasioni sempre fanno alcun disordine.

Ecco qui esposto a V.a Eccll.ª ciò che è presentemente la Religione nel Congo; ma il peggiore si è che mi pare essere tanto dificile remetterli  nel buono sentiero, e fargli lasciare i suoi pregiudizzi, che senza un miracolo straordinario del Omnipotenza di Dio non si possa ottenere. Stanno eglino tanto persuasi, e capacitati delle sue idee e tanto attaccati ai suoi costumi, che è impossibile distaccargli. Quando gli si spiega, e gli si inculca la vera idea dei santi misteri e de precetti di Dio e della Chiesa non fanno caso, e molte volte rispondono non essere questi i costumi, e le leggi del Congo, e che per essere il Padre novello no stà bene istruito delle sue leggi. Di più i medesimi interpreti de quali è necessario servirsi, non ardiscono ridire quello che i Padre dice contro i suoi costumi, essendo muccano [7] per gli interpreti contradire a quello che si fa universalmente da tutti (Página 7), perché dicono che l’interprete non deve dire al Padre quello che fanno, e se non sono gastigati, ò avvelenati nel tempo, che stanno col [papel queimado], tosto che manca il Padre gli fanno pagare il muccano. Perchè appartiene, dicono eglino, ai Maestri, e agli schiavi vecchi istruire bene il Missonario, e con mio grande cordoglio mi fu detto molte volte, che io non era bene instruido (sic) quando gli corregevo di questi pregiudizzi, e della pessima vita che facevano.

 

(6) GARAPPA, è una specie di birra fatta di granturco e di mandioca secca; mettono tutto a molle nell’acqua per alcuni giorni, e poi pestano tutto nel mortaio, e lo fanno bollire al fuoco, dopo lo lasciano riposare tre o quattro giorni, e bevono quell’acqua, che fa ubriacare come il vino.

 

(7) MUCANO é o mesmo (sic) che in Loanda chitucci; ma nel Congo questo termine muccano ha molti significati, perchè non solo vuol dire delitto, ma ancora lite, e quell’azione che fanno gl’avvocati quando difendono le liti per i suoi litiganti ; ora tutto questo esprimono con la parola muccano.

 

Quante volte, mio Dio! avrei io fatto in tali occasioni come fece il R. Padre Giuseppe Torres, Religioso Agostiniano descalzo, uno dei miei antecessori, che conoscendo per i suoi grandi talenti di non potere fare nessuno frutto, per causa dell’ostinazione di quella gente, non volle battezzare; ma io non lo poteva fare, perchè egli aveva compagni seco, che gli davano da mangiare, e io era solo e non avevo chi mi desse alcuna cosa se non battezzava. Senza battizzare non era possibile adunare gente per mandare a provedere alcuna cosa a Loanda, avendomi rubato tutte quello che avevo per il viaggio, e bisognò che stessi più d’un anno senza dir’messa, perché mi mancava il vino, l’ostie e le candele, e così la fame, e la compassione che avevo di tanti bambini che potevano morire senza il battesimo, che è l’unico frutto che può fare un Missonario, mi fecero risolvere di battezzare.

Se la gente del Congo, Eccll.mo Signore, chiedono i Missonari, non è propriamente perchè desiderino e vuoglino essere Cattolici, ma gli chiedono solo per un vile interesse. Perchè avendo un Missonario si sepelliscono i morti, si fanno ufizi, si armano cavaglieri; e per queste funzioni ecclesiastiche guadagna il Rè, i Consiglieri di Stato, il Principe, o sia Rè di fuori, i Maestri, perchè costoro vogliono essere pagati.

Quando il Padre va nella missione tutto quello che guadagna lo ha da ripartire con questi tali e accade molte volte che la minor resta per il Padre, quando non gli rubano tutto. Avendo un Padre sempre gli si rimette di Loanda alcuna cosa per il suo vitto; se questo arriva nelle mani del Missonario, (che bisogna molta cautela, perchè gli arrivi, essendo ordinariamente poco fedeli i portatori, e molto ladri quelli che stanno in quel molto lungo viaggio); arrivati che sono nella presenza del Padre, corrono tutti ai suoi piedi, si mettono a sedere intorno alle cariche, e non vanno via di lì fin tanto che il Padre, ò per amore, ò per forza gli dà alcuna cosa.

Queste ridicole utilità sono il motivo perchè chiedono i Missonari, e perchè non gli lasciano partire quando stanno là. E se sono ammalati, ò perchè non possono più lavorare stando stracchi, vogliono ritirarsi per Loanda, non lo possono fare senza prima cattivargli con regali, alcun potente Signore che lo aiuti e lo accompagni, ò pure, che l’Eccll.mo Signore Governatore di Loanda mandi a riscattare con molti regali, e questa è ha causa perchè molti muoiono là abbandonati.

Il Missonario non puode andare per la missione se no nel tempo che non piove, che è nel di Giugno, Luglio, Agosto e Settembre, il Missonario  puoco puode trattenersi in ciascheduna popolazione, perché i neri si radunano per due ò tre giorni per battizzare i suoi figli, e poi non si vedono più, e con tutto sempre accade che il Missonario  non tornerà a rivedere i medesimi popoli, se non che dopo molti anni, essendo tanto vasto quel Regno. Potrebbe essere che avendo molti Missonari permanenti in quel luogo (Página 8) determinati, come fu in altri tempi, si potesse ottenere di ristabilire in quel Regno la Religione Cristiana, perché allora i bambini nati da poco, istruiti per il Padre, tutti i giorni continuatamente, forse si farebbero buoni cristiani; ma questo è quasi impraticabile. Perché mancano Missonari  per supplire alla Conquista di Sua Maestà Fedelissima, come si troveranno per il Congo essendo un’Regno estraneo, e tanto lontano da noi, e essendo in viaggio molte volte impedito per gli inimici, e ladri? Di più che quelli di Bamba, che stanno nel mezzo del viaggio, si sono molte volte protestati di non volere lasciare passare ì Missonari per il Congo, se prima non si manda a loro Missonari, come appunto fecero nel ultima spedizione, che arrivati in  Bamba, gli trattenero li molti mesi, senza lasciargli continuare il viaggio, e per questo si ammalarono, e ritornarono in Loanda, due de quali morirono, e due altri si imbarcarono per Lisbona ammalati.

 

§ 2.° Dell’Elezìone del Rè

 

Il Rè del Congo è elettivo. Quando muore il Rè, i Consiglieri di Stato con il Marchese Manivunda prendono il comando del Regno (comando immaginario). I Consiglieri sono sei, e questi sono nobili conghesi, solo il Marchese Manivunda è Infante titolato, e questo rimane alla testa degl’altri [8]. Subito che muore il Rè, i Consiglieri mandano chiamare il Padre (il Padre non può vedere il Rè quando è ammalato) che gli vada a cantare un responsorio. Il Padre resta allora considerato come primo Consigliero di Stato, e a egli chiedono licenza di annunciare la morte del Rè ai Principi, Infanti, Marchesi, ecc. (che per verità sono molti nel Congo), ma il Padre non assiste all’Elezione ne dà voto, solo gli fa un discorso sopra l’elezione e gli propuone le qualità che deve avere un Rè. Ricevuta la licenza del Padre mandano avvisargli, e gli convitono a venire ed assistere alle sue esequie, e al suo mortorio, che sempre si fa il secondo sabato dopo la morte, e per fare l’elezione, di un nuovo Rè. Seppelitto il Rè, si congregano in una casa i Consiglieri e il Marcheze Manivunda, e li stanno sperando i regali di quelli, che aspirano a essere eletti. Ma l’Elezione quasi sempre cade sopra il Principe, perché quasi sempre si trova alla morte del Rè, e se non vuogliono eleggere per amore si fa eleggere per forza, come appunto il Rè presente.

 

(8) Per dare un’idea di questi Infanti, Duchi, Marchesi, ecc., bisogna sapere che il Rè D. Alfonso primo ebbe tre figlioli, due maschi e una femmina; di questi tre figli si fecero le tre famiglie che ora sono considerate nel Congo. Tutti i descendenti di questi tre figli sono chiamati Infanti, ancorchè sia la madre schiava, come appunto è il Rè presente. Da ciò succede che nel Congo gl’Infanti sono innumerabili, e non si distinguono degl’altri neri. Questi sono bem (sic) diferenti da quelli che nel Europa chiamano Infanti di Spagna e di Portogallo. Questi del Congo sono ignudi, e non anno niente. Ora a questi tali è che il Rè da il titolo di Duca, Principe, Marcheze, ecc.; i nobili poi sono quelli che non discendono da queste tre famiglie, e che sono liberi, e anno alcuna cosa.

 

Tosto che è eletto, lo vanno a procurare, e lo conducono in una piazza ove sia preparata una seggiuola, e lo fanno sedere (Página 9), si inginochiano, prendono un puoco di terra, e si sfregano il viso, battono le mani, e gridano questo “è il nostro Rè”; e il popolo, che li si trova grida ‘viva il Rè’, e così stà fatta l’elezione del Rè; accade però molte volte che dopo di essere eletto il Rè, arrivano alcuni altri pretendenti e trovano già eletto il Rè, non restano sodisfatti, e protestanno nel mezzo di una piazza, deve stà una grande pietra, nella quale stanno scolpite le armi dell’Rè D. Alfonso primeiro, che non lo voglino riconoscere per Ré e gli dichiarano la guerra.

Subito a questo si uniscono altri che fomentano il medesimo partito, e se il Rè eletto vuole restare nel trono bisogna, che paghi a costoro alcuna cosa, e ordinariamente gli tirano tutto quanto ha, i migliori schiavi, e restano ancora così liberi di fargli il regalo costumato, e resta il nuovo Rè con niente, e molte volte senza avere che mangiare  (come accade al Rè presente). Il Rè eletto non puode esercitare alcuna funzione fin tanto che non è coronato per un Padre, non può fabricare il suo palazzo di paglia, ne morare nel luogo proprio dei Rè, ma solamente resta in questo tempo capo di Consiglieri. Il Rè deve sempre tirarsi dei discendenti d’una delle tre’famiglie di D. Alfonso.

 

§ 3 Suo Potere e Autorità

 

Il Rè del Congo non ha forza perché non ha soldati, ne armi, ne polvere, ne palle. Egli he potente quando fanno a uno che ha molta gente, e schiavi nella sua banza, e che l’Elezione si fa di comune consentimento, perchè alora non gli rubano niente; tosto che è eletto Rè lascia nella sua stanza un suo nipote che poi ha da essere il suo erede, e mena seco in S. Salvatore una parte della sua gente per defenderlo, e il Nipote che resta nella banza gli deve pagare un tanto l’anno. Il Rè presente Enrico 1.º non aveva che venti ò venti cinque fucili, e i suoi nipoti erano molto poveri. La sua autorità esiste solamente nella sua mente, e in quella de suoi Consiglieri. Per verità a sentirgli parlare pare che non ha altro Rè nel mondo che il Rè del Congo, ma in realtà non ha altra autorità che sopra le sue donne e i suoi schiavi. Egli puode fare publicare i suoi ordini in una piazza chiamata pengala, aonde non ha nessuno, e tutti i suoi ordini vanno al vento.

Tutti l’Infanti, Principi, Marchesi, ecc., anno le sue popolazioni, e ciascheduno comanda nelle sue banze. Il Rè solamente gli da il titolo, ma se gli chiama a se o gli manda alcuna cosa, non fanno caso, e non l’obbediscono, perchè sono ordinariamente più potenti del Rè e non lo temono. Il Rè presente era il più povero di tutti, e perchè volle essere fatto Rè, per forza, e senza aspettare gl’altri Signori, fu necessario che desse tutto quanto aveva perchè lo lasciassino stare nel trono, e nulla gli restò, de sorte che fu necessario gli mandasse alcuna gallina con un puoco di mandioca, per egli desinare. Basti in fine sapere questo per potere congetturare il resto. Il Rè non può uscire fuori di casa senza il consentimento de suoi Consiglieri, quantunque voglia andare a udire la Santa Messa.

Ha ancora nel Congo un Principe, che lo elegge il Rè e ha da essere un Infante titolato d’una delle tre famiglie di D. Alfonso. Questo Principe quando stà nella corte di S. Salvatore si chiama Rè dì fuori, perchè allora il Rè non manda che dentro di sua casa alla sua famiglia, quando non si tratti di un affare di Stato, e rilevante, come guerre, ecc. Quando poi il Principe non stà in S. Salvatore resta Rè di fuori il maggiordomo maggiore, che chiamano Nelumbo. L’autorità di questo Principe è maggiore ò minore a proporzione della maggiore ò minor gente che ha per farsi ubbidire (Página 10), e molte volte bisogna, che ancora il Rè obbedisca a questo Principe.

E è ancora il Marcheze Manivunda, che tiene il titolo di Avolo del Rè, e questo ha più di autorità del Rè medesimo nell’amministrazione della giustizia. Questo non può incontrarsi con il Rè già coronato, perchè il Rè allora dovrebbe chiedere la benedizione a questo Marcheze; a egli appartiene fare la Coronazione, e assiste fin tanto che il Rè sia collocato sopra in trono e che presti il giuramento, e poi si ritira. Quando muore il Rè egli resta Reggente, e non puode essere eletto per Rè. Questo Marcheze ha maggiore ò minore autorità a proporzione della gente che lo seguita.

 

§ 4.º Entrata del Rè

 

Il Rè del Congo non può mettere tributo ai suoi vassalli. Anticamente gli pagavano tributo il Duca di Bamba, il Principe di Sogno, il Duca di Sundi, il Duca di China, il Marcheze di Monsullo, e altri Signori, ma dopo che si ribellarono non gli pagano più niente. Tutta l’entrata che ora ha è quando ha là un Missonario; perchè si concede la croce di Cavaglieri di Cristo a alcun nobile, questo gli deve pagare, ò un porco, ò una capra, ò galline, ò zimbo, che è il suo denaro.

Quando portano i morti per seppellirsi devono pagare un tanto di sepoltura al Rè. Quando dà alcun titolo agl’Infanti, questi gli devono pagare alcuna cosa; questa è tutta l’entrata che ha. Se non vi è Padre, non ha niente. Solo che ha di sicuro sono le sue donne, i suoi nipoti, e gli schiavi, che gli danno da mangiare. Il Rè presente D. Enrico 1.º è tanto povero che va quasi ignudo, solo coperto con un panno che fu un paliotto dell’altare maggiore della Cattedrale, che lo rubò quando morì il Rev.do Padre Dottore Andrea, e un pezzo di piviale rosso che portava alle spalle; quando si incoronò aveva un altro paliotto bianco e rosso di damasco, legato con una stola, che tutto aveva rubato della chiesa.

Sul fine del mio terzo anno che mi trovava nel Congo, stando io molto malato, S. Eccll.ª il Signore Governatore d’Angola, e Capitan’Generale di Su Maestà Fedelissima, gli mandò un magnifico regalo per indurlo a lasciarmi partire. Di questo regalo solo potè conservare un ferraiolo, un ombrello da sole, e la tipoia, ò rete, e tutto il resto gli fù preso dei suoi creditori e parenti. Guadagna ancora il Rè alcuna cosa nelle liti, come vedremo nel paragrafo seguente.

 

§ 5.º Leggi e Amministrazione della Gustizia

 

1.º Huna delle leggi fondamentali del Regno del Congo, è che il Rè non è successivo ma elettivo, che le donne non possono regnare, e i figliuoli del Rè non possono regnare immediatamente al Padre, ma possono in altre occasioni.

2.° L’elezione del Rè appartiene al Marcheze Manivunda, e ai Consiglieri di Stato.

3.° Il Marchese Manivunda gli deve dar posse, e assistere alla Coronazione, fin tanto che il Rè dia il giuramento, e sia collocato sopra il trono, e subito si deve ritirare, non potendosi più incontrare con il Rè, e quando fa di bisogno di decidere alcun affare di Stato, che deve assistere questo Marcheze, allora egli deve stare nascosto dietro una parete di paglia già si sà e quando egli parla tutto stà terminato, ne il Rè può rispondere, e tutti battono le mani. Cosi fù quando si trattò dell affare del mio riscatto. Il Rè con tutti (Página 11) gl’altri non voleva darmi licenza di partire, solamente il Principe stava per la mia parte perchè gli aveva fatto molti regali; allora mandai una porzione di acqua vite, e altre cose al Marcheze Manivunda, perchè non mi fosse contrario, e parlasse a mio favore e così fu.

Quando si udio la voce del Marcheze, che uscendo da un buco di quella parete di paglia, che diceva che non era schiavo, e che stando ammalato poteva partire quando voleva, e che era vergogna della nazione Conghese il dire che un Sacerdote sia schiavo, e non possa ritornare a Loanda, quando vuole, allora si chetarono, e il Rè mi concedè la licenza.

4.º Il Rè eletto non può fabricare la sua casa di paglia, nel luogo destinato per i Rè se non è coronato per un Sacerdote, e in questo tempo stà in una capana sotto un albero chiamato imbondeiro.

5.º Il Rè non può uscire fuori di casa che in due occasioni, cioè, quando ha un Padre se vuole andare a udire la messa; allora deve avvisare i suoi Consiglieri, e questi l’anno da accompagnare; ma se il Principe vuole udire la messa, allora non la può udire il Rè, e subito che finisce la messa deve ritornare a casa.

6.° Egli può uscire per andare alla guerra, ma prima deve ottenere la licenza del Marcheze Manivunda, e dal Principe. Quando il Rè va alla guerra con la licenza di questi due, i Signori tutti sono obligati a seguirlo con la sua gente, ma se la guerra è con i suoi vassalli, e non ha la licenza, allora solo si muovono amici; è permesso al Rè fuggire nella guerra quando perde, e non si può più difendere dell’nemico, e questo gli succede quasi sempre.

Ciaschedun’Signore di Banza e Libatta tiene un macotta, cioè un vecchio chiamato Manimpenba o avvocato, e quando nasce alcuna differenza tra il suo popolo, questo avvocato esamina la causa, e udite le parti decide.

Quando poi succede di avere alcuna lite tra due Signori, allora scielgono un Signore de più potenti per giudice, e nella sua presenza, e del suo avvocato, gli avvocati de litiganti difendono la lite di questa maniera. Quel Signore che chiamò l’altro nella presenza di questo terzo come giudice, deve essere il primo a dire le sue ragioni, e produrre le prove; ma prima di parlare deve depositare ai piedi del giudice e del suo avvocato una quantità dì denaro (che io non so quanto sia) ò un porco, ò una capra, e dopo parlare. Quando questo ha terminato di parlare, il giudice dice all’altro che venga il tal giorno a rispondere, e il giudice con il suo avvocato e i vecchi mangiano quello che l’altro pagò.

Quando poi viene il secondo a rispondere deve fare il medesimo, perchè i giudici del Congo non vogliono udire ragioni se prima non vedono il danaro. Qui certamente i giudici rubano molto, perchè avanti di dare la sentenza gli fanno ritornare molte volte a dire le sue ragioni.

Data finalmente la sentenza, se non restano contenti possono appellare a uno de i sei grandi del Regno, da questo al Principe, dal Principe al Rè, del Rè al Marcheze Manivunda, e allora non possono più appellare, e questo ultimo ha tutta l’autorità di annullare fino la sentenza del Rè.

Nel Regno del Congo non ha pena di morte, che per i fattucchieri; tutti l’altri delitti sono condannati in danaro e pagano con zimbo, panno, porci, capre, ecc.  Quando i giudici (Página 12) non possono avere testimoni danno il giuramento chiamato d’incassa o sia legno amaro. La scorza di questo legno ordinariamente fa vomitare, e noi lo diamo ai neri per vomitorio. Eglino tengono un nero chiamato Maestro d’incassa, il di cui uffizzio è grattare questa scorza sopra una pietra, e prepararla in pillole; questo nero porge tali pillole a uno di questi due; se vomita è innocente, se non vomita è reo, e il medesimo fanno per i fattucchieri. Se vomitano restano liberi, se non lo ammazzano a cultellate, quando non abbiano chi gli riscati, e se questi tali sono schiavi, resta in libertà del suo Signore di ammazzarli ò di salvarli la vita, pagando il muccano.

 

§ 6.° Suoi Costumi

 

Il terreno del vasto Regno del Congo è molto fertile, e buono, ma non è coltivato. La ragione principale di non coltivarlo è questa. Perchè anno quei popoli il costume di attribuire tutte le malattie e la morte della gente ai fatucchieri, e questo è un costume e un pregiudizio generale a tutti i neri, e a tutti i popoli della Conquista d’Angola, e ancora nella Città di Loanda, da questo pregiudizio ne viene che se una famiglia coltiva e semina molti amenduis, fagiuoli, granturco, mandioca e banana, con tutto ciò che seminano, si nutriscono molti porci, capre, galline, che è tutto il bestiame che anno, subito appariscono gl’invidiosi, che non vogliono lavorare, e vedendo che quel’tale ha lavorato molto, aspettano l’occasione di farlo passare per fattucchiero, perchè se in quel tempo succede si ammali ò muoia alcuno, a egli attribuiscono la malattia e la morte. Ancora lo fanno chiamare avanti il Signore della Banza, e gli fanno dare il giuramento d’incassa.

Per vedere più chiaramente quanto grandi siano in questi casi i latrocini e gl’omicidi, bisogna sapere, che se quello, che fu accusato di fattuchiero, e dì aver dato malefizio è convinto per mezzo di questo giuramento, di essere stato lui che lo fece ammalare ò morire, tosto gli rubano tutto quanto ha e se lo dividono tra loro, cioè, tra i parenti di questo, che si ammalò e morì come essi dicono, di malefizio, tra il Signore della Banza e il Maestro che preparò il giuramento. Or è certo che questi tali per rubare a quel pover uomo gli preparano quella scorza di modo che non la possa vomitare, e non la vomitando l’ammazzano e gli rubano tutto quanto ha.

Se quello poi che morì come dicono loro di malefizio è Infante o nobile, gli prendono ancora tutta la sua famiglia, e restano tutti schiavi, e questa è la causa principale, come diceva, perchè patiscono la fame, vanno ignudi e sono tanto poveri. Gli trovo ancora un’altra ragione perchè no coltivano quel grande terreno, ed è perchè solo le donne lavorano la terra. Gli uomini non anno altra obbligazione che di fare le case, e stanno tutto il giorno senza fare niente, e a vedere lavorare le donne. Perchè se gl’uomini lavorassero potrebbero avere da mangiare quanto volessero. Potrebbero nutrire molto bestiame di tutte e sorti, perchè anno pasture eccellenti, non gli manca acqua, perché là si trovano molti fiumi e laghi, il che non possono fare tutti i popoli d’Angola, e particolarmente quelli che abitano vicino Loanda, perchè gli manca le pasture e l’acqua, e se passa un anno o due senza piovere (Página 13), come molte volte accade, il bestiame muore e la terra non frutta, ma per le ragioni dette di sopra lasciano di lavorare e si contentano d’andare ignudi, e patire la fame. Potrebbero avere ancora di che si vestire sapendo fare il panno di paglia, e questa non gli manca, ma sono tanto pigri e poltroni, che non gl’importa di andare ignudi per non lavorare.

Le case non sono altro, che alcuni pali e canne legati assieme, e coperte di paglia, e quando si mutano da un luogo per un altro portano seco anche le case; il suo vito è molto semplice, e parco, e non consiste in altro che in un puoco di mandioca, della quale mangiano anche le foglie, fagiuoli, granturco, banana, un puoco di carne da porco, capra, o alcuna gallina; per condimento si servono di un poco d’amenduis pestato, con un poco di pesce che fa là, e un poco di sale; ma il sale non è per i poverì, perchè costa molto caro, e bisogna che lo venghino a comprare a Loanda, o nel Mossullo, ò in Musetto, che è nella bocca del fiume Ambriz. Nel Congo non anno pesce, che ne grandi fiumi, ma non lo sanno pescare, ne i laghi non ha pesce. Nel fiume Ambriz si trovano molti cavalli marini, ma non gli sanno ammazzare. La gente di Bamba alcuna volta gli ammazzano con lo schioppo; vicino a questo fiume ci sono gl’elefanti, ma non molti; alcuna volta si incontrano i leoni, e le tigri, ma sono rari; di caccia non veddi che de capriole e daini, ma non gli sanno ammazzare e non anno polvere ne palle; ne’tempi che danno fuoco alle campagne appariscono alcuni conigli; ma la sua caccia maggiore sono i topi di campo, e le cavallette, che ne mangiano molte.

Il commercio di questa gente tra loro altro non è che una commutazione di cose. Nel Congo anno in certi tempi le fiere e i mercati dove concorrono i neri di Chibango, di Bamba, e di Sundi e questi comprano gli schavi e gli vanno a vendere in diversi porti dì mare. Quelli di Bamba fanno il suo traffico con gl’Inghilesi al porto del fiume Logi, nel marchezato del Monsullo, e vendono gli schiavi per schioppi, maioliche, polvere, e panni. Quelli di Chibango alcuni vendono gli schiavi a Ambuela, e altri luoghi della Conquista di Portogallo, ma solo per ottenere acqua vite, zappe, e alcuni panni buoni, ma i più, e i migliori schiavi gli vendono agli Inghilesi e a Loanda menano quelli che gl’Inghilesi non vuogliono, come sono gl’uomini avanzati in età, le donne che già partorirono più volte, e i bambini piccoli, e il medesimo fanno quelli di Bamba per ottenere dei Signori Portughesi il zimbo, che è il suo denaro. Quelli di Sundi e dalla parte del fiume Zaire vanno a vendere gl’schiavi ai mobiri, che sono gentili che stanno vicino a questo fiume, tra Sogno e Loango, e questi fanno il loro traffico ne i porti di Cabinda, Sogno e altri porti con gl’Inghilesi, Francesi, e Olandesi, e gli vendono per panno, polvere, idoli di terra, e di bronze, zappe, e ferro, ecc.; questo è tutto il commercio, che potei sapere, che facevano.

Questa gente anno costume particolare perché i Signori paghino i debiti ai poveri. Quando accade, che ò per la morte di alcun Signore (Página 14), ò per mutarsi dì un luogo all’altro alcun popolo, e per qualche altro contratto che un potente Signore resti debitore con alcun povero, se il povero chiede il suo al Signore, certamente questo non gli da niente; ma loro fanno così. Il povero va alla strada, e stà aspettando che passi gente di qualche altro Signore più ricco e più potente di quello, che gl’è debitore; prende quella gente, gli lega, e gli conduce per la su casa. Quando il Signore di questa gente sà che gli fu rubata la sua gente, manda a chiamare il ladro, e gli domanda perchè gli rubò la sua gente. Il povero risponde, perchè il tal soggetto gli è debitore. Allora fa chiamare il debitore e uddire le parti; obbliga il debitore a pagare il suo debito, e pagare l’affronto che egli ricevette di essergli stata rubata la sua gente per sua colpa, e se l’altro non vuole pagare gli fa la guerra, e questo sempre resta mallevadore, per che l’altro non si vendichi col povero. Questi latrocini fatti alla strada sono la causa di stare sempre in guerra un popolo con l’altro. Per questo la strada del Congo è tanto pericolosa per i passaggieri [9].

 

 

(9) Le guerre che i popoli del Congo fanno tra loro finiscono presto, perchè quando và alla guerra con parente titolato, mena seco tutta la gente che puode, con gli schioppi, e molte donne per caricare i viveri; con questi uomini armati di fucili, al più avranno due ò tre cariche di polvere per ciascheduno, per palle si servono di pezzi di aguti, di sassolini, e pezzi di ferro. Quando arrivano vicini alla banza del nemico gridano, e corrono come disperati, e una parte vanno contro il nemico, e altri si nascondono tra l’erba, che là è molto grande, e tra i boschi; quelli che vanno contro il nemico, tosto che si vedono scaricono gli schioppi di una parte, e l’altra, ancorché sia avanti il tempo, e che si trovino lontani gl’uni degl’altri, e che il colpo possa fare l’effetto, e per questo è che quasi mai si ammazzano. L’impegno poi di quelli che stanno nascosti, è di dar fuoco a alcuna casa, ò capanna della Banza, perché se danno fuoco a una bruciano tutte sendo di paglia ; se questi possono ottenere l’intento subito si fanno signori della Banza, rubano tutto quello che possono portare seco avanti che il fuoco consumi, e il resto lo lasciano bruciare e cosi finiscono le guerre. Se poi quelli che stanno nascosti non possono dar fuoco, e si quelli della Banza si difendono, fuggono gl’altri, e quelli della Banza gli vanno dietro per vedere si gli possono prendere alcuno, e se no gli fanno molti cerci dietro, di sorte che sia qual si voglia l’esito, sempre la guerra finisce in poche ore.

 

 

In tutte le Banze del Congo, e particolarmente in Bamba, ha una casa aonde fanno la circoncisione, ma per quanta diligenza io facessi per sapere il perchè non fù possibile saperlo. Eglino certamente non sanno niente del Ebraismo; i miei interpreti mi dicevano che non facevano per religione, nè superstizione; ma perché le donne non vuogliono gl’uomini se non sono circoncisi, e mi confermai che fosse così quando principiai a intendere alcuna cosa la sua lingua; anno ancora un altra casa aonde di notte si adunano certi impostori por ingannare il popolo ignorante dicendo, che parlano a cariambemba, col diavolo, e che questo gl’insegna a conoscere le malattie, e le medicine, e i fattucchieri, ma non potei sapere con (Página 15) chiarezza quello che là facevano; io sempre sospettai che tutti i bambini, che nascono, ò prima ò poi gli portassero à questa casa, e avessero alcuna superstizione; ma non potei sapere se era la verità.

Anno ancora una terza casa, e questa stà nascosta nei boschi, ove là adunano i fattucchieri di notte e là preparano i veleni, che loro conoscono, per poi mandarli agl’altri, e preparano anche le medicine. Ha molti neri che fanno da chirurghi e vanno medicando; questi conoscono molte erbe, e radici, che anno la loro virtù, e fanno guarire di molte malattie, ma non vogliono insegnare queste erbe se non quando sono vecchi, e allora le insegnano solo a i suoi figlioli. Questi chirurghi per essere stimati tra il popolo si tingono il viso con la tacculla (questo è un albero le di cui barbe sono rosse e di vari colori), fanno salti, dicono parole non intese, e si fanno pagare avanti di dare le sue medicine, perchè dicono essi fanno migliore effetto.

Hanno anche il costume di brucciare tutte le case del Rè quando muore; tra loro è un grande delitto il latrocinio; ma io confesso la verità, che mai veddi tanti ladri quanti sono là; chi ruba, e non riparte la roba rubata con gl’altri, se è schiavo lo vendono per pagare la roba rubata; se non è schiavo i suoi parenti devono pagare il suo costo se no resta schiavo, e lo vendono quantunque sia piccolo il latrocinio; ma se fù rubato in altra terra, o alla strada, e il ladro riparte la roba rubata con gli altri, e particolarmente col Signore della Banza, allora non è reo e il Signore lo difende.

Hun altro grande delitto è tra loro peccare con una donna altrui, perchè resta subito schiavo della donna, e bisogna che paghi il suo riscato, se no lo vendono. Le donne degl’Infanti titolati e de tutti gl’altri Signori devono essere rispettate di sorte, che se alcuno le guarda, ò nella casa, ò per la strada, subito resta schiavo, e è un grande delitto; è delitto ancora peccare con le fanciulle senza prima aver pagato la dote. Altro delitto è pestare con i piedi la croce de cavaglieri. Questi ladri, che altro non pensano che a rubare, anno il costume di fare in terra una croce nella strada, e particolarmente nei porti, aonde si passano i fiumi, nelle fiere, mercati e nelle banze, perchè passando un forastiero, che non sa aonde stà la croce, e gli mette un piede sopra, subito lo legano, e lo vendono se egli non ha con che pagare il suo costo. Io incorsi in questo delitto, perchè saltando della barca in terra, non sapendo niente di croce, gli mettei un piede sopra, e subito vennero a chiedere che pagasse; ma il barcaiolo mi difese dicendo, che il Padre non paga muccani, e loro si quietarono; ma penso che si quietarono perchè io avevo molta gente meco, e loro erano pochi, e io già avevo preso un buon bastone nelle mani per pagarli.

Il suo vestire è molto semplice, e povero, perchè la plebe si veste solo con un pezzo di panno di paglia ò altro panno, che comprano con schiavi, per gl’uomini coprirsi le parti vergognose, i nobili e i Signori che possono si coprono tutto il corpo con un altro panno lungo, che lo strasciano per terra, ò alcun ferraiolo, e questi possono portare ancora un berretto di paglia, ò di qualche altra cosa in capo e il cappello quando lo anno; ma gl’altri no. Le donne maritate, e quelle che possono, vestono come gli uomini. Le povere e i poveri portano un palmo di panno per (Página 16) la parte davanti, e un altro dietro, cucito a una corda che cingono ai fianchi, e si cuoprono anche il seno quando anno partorito; il resto del corpo resta tutto discoperto; le ragazze non portano che un palmo di panno pela parte davanti; i ragazzi fin tanto che non sono grandi vanno ignudi. Eglino anno il costume di tingersi il corpo di diversi colori, e ungersi con olio di palma. Gl’uomini, e particolarmente i Signori portano la barba, ma si tagliano i capelli. Quando le donne partoriscono fanno fuori di casa un grande fuoco, e si adunano molte donne, e mettono la partoriente avanti di quel grande fuoco, e due donne gli assistono, e tutte l’altre stanno ballando e gridando, cantando canzoni al suo costume, e partoriscono felicemente, perchè io mai udì dire che alcuna donna morisse di sopra-parto. Lavano poi i bambini più volte il giorno con acqua fredda, e gli danno la poppa fin tanto che vuogliono, e che le donne anno latte; io però non trovai donne che avessero molti figliuoli. Gl’uomini si.

Nel Regno del Congo a molte palme, e amenduis, che se volessero potrebbero far’una grande quantità di olio, che potrebbe essere un genero di commercio considerabile; ma sono tanto amanti del vino di palma, che non gli lasciano dare i frutti, perchè subito che la palma butta il fiore gli fanno un taglio con il cultrello e tirano il vino, che è bianco come il latte, e è dolce come il mosto, e dopo due ò tre giorni si fa aceto molto forte, e ubriaca come il vino di vite; l’amenduis lo mangiano tostato, e se ne servono per condire. Anno ancora molta mandioca della quale potrebbero fare molta farina, ma non la sanno fare ne anno ove farla, e la mangiano cotta nel fuoco ò nel acqua, ò cruda; altra la fanno in pezzi, e la fanno seccare al sole, e poi la pestano nel mortaio, e fanno farina per fare la pulenda. Nel Congo non si trovano frutte, che alcuni ananassi, che fanno per i boschi, e guaiava, anno bensì molta banana e grande, che la piantano nelle valli; si trovano alcune cipolle, e cavoli, ma pochi; anno molto tabacco, ma non lo prendono in polvere ma solo per pipare.

Questo è Eccll.mo Signore quanto ebbi occasione di osservare nei tre anni del 1793, 1794 e 1795 della mia dimora nel Congo, e con molto mio gusto mi do l’onore di presentare a V. Eccll.ª che Iddio guardi e conservi per molti anni.

 

Di V. Eccll.ª

S. Paolo dell’Assunzione, 30 Giugno 1798

Devot.mo Umill.mo Obl.mo Servo

F. Raimondo di Dicomano Miss.º Capp.no Italiano della Provincia di Toscana

  

 

Arquivo Histórico Ultramarino, Diversos, caixa 823, sala 12.